La Giornata mondiale dell’ambiente viene celebrata sin dal 1972.

Oggi, 5 giugno 2021, sarà il Pakistan la Nazione ad ospitarla.

L’Onu, quest’anno, ha deciso di porre l’attenzione sul “ripristinare gli ecosistemi”, inaugurando l’inizio ufficiale del “Decennio delle Nazioni Unite sul rispristino dell’ecosistema”.

Secondo una logica “step by step”, ha messo nero su bianco un progetto ambizioso, di lunga durata, cui prenderanno parte ben 115 Paesi.

Una missione globale per rivitalizzare miliardi di ettari che si estendono dalle cime delle montagne fino alle profondità del mare: la “pagella degli sforzi”, così definita dall’organizzazione, persegue uno spirito di iniziativa transfrontaliero, privo di ansia, timidezza, espressione del pensiero condiviso poiché senza azione concreta, lo sappiamo, non c’è futuro!

In occasione di questo evento viene spontaneo ragionare sulla ragione che spinge a sanare e riportare in vita ecosistemi degradati. Anziché porre il nostro focus sui risultati diretti dell’operazione dell’Onu, vogliamo concentrarci sulle cause, sul motore immobile che ci spinge a diventare proattivi.

Quello tra uomo-natura è un patto biologico originario, reciproco e tacito, noi siamo portati a ripristinare gli ecosistemi perché in verità sono loro a darci la vita.

Secondo un particolare metodo della medicina naturale giapponese, diffusosi negli anni’ 80, trascorrere del tempo immersi in un ambiente forestale, aiuterebbe a diminuire gli ormoni dello stress e a rinforzare il sistema immunitario.

Una “terapia naturale” chiamata shinrin-youk, letteralmente “bagno nella foresta”, oggetto di numerose indagini. Nel 2015, Paul A. Sandifer, Ariana E. Sutton-Grier e Bethney P.Ward, hanno dimostrato gli enormi benefici che derivano da una semplice passeggiata nel bosco: psicologici, cognitivi, fisiologici, sociali, culturali e spirituali.

Ricerche importanti a tal punto da far diventare lo shinrin-yoku parte di un programma nazionale di sanità pubblica in Giappone.

Immergersi nell’atmosfera della foresta, ammirare la foresta attraverso i nostri sensi, ci permette, quindi, di ricostruire l’armonia distrutta, di rimettere ordine nel disallineamento creatosi tra mente-cervello-corpo. È la quotidianità con le esigenze di efficienza, organizzazione e sviluppo ricercate in settori trasversali a richiedere un eccessivo e continuo dispendio di energie.

Si tratta di fermarsi, giusto un po’, di entrare in contatto con la natura, di immergersi in essa, di riscoprirla.

Ritrovando questa centralità potremo utilizzare, in modo proficuo, l’energia della creazione, costruire intesa e cooperazione con altri esseri umani, insomma, siamo ricaricati e positivi!

Un interessante concetto filosofico norvegese, che ha trovato grande consenso negli ultimi anni, riassume la necessità e l’urgenza di contatto con l’ambiente.

Si tratta del termine coniato dal drammaturgo norvegese Henrik Ibse, il “friluftsliv” che letteralmente significa “vita all’aria aperta”. Una possibilità alla portata di tutti: lunghe passeggiate, tempo all’aperto con gli amici, camminate con il cane, corse tra le nostre montagne… non serve essere la Megan Kimmel di turno (una delle più grandi trail runner americane) per ripristinare la connessione!

La capacità di disconnettersi dalla quotidianità per ritrovare il “centro”, l’essere umano parte della natura, si perfeziona attraverso il viaggio interattivo e sensoriale con l’ambiente.

Lo spendere bene il proprio tempo all’aria aperta è un vero e proprio stile di vita, essenziale per il nostro benessere. Alcune realtà, come la ditta Ercole nata nel 1965 a Dueville, punto di riferimento per il tempo libero e per tutti coloro che amano la vita all’aperto in generale, ne hanno fatto centro di ispirazione per l’esercizio della propria attività d’impresa.

Prendere coscienza dell’esistenza di un mondo più grande in cui siamo immersi e a cui apparteniamo, diventa un gioco esplorativo che rappresenta il viaggio nel nostro io. Natura e uomo sono complici e artefici di un senso comune di appartenenza condiviso.

Sicuramente negli ultimi anni la riscoperta del coinvolgimento autentico nell’ambiente ci ha dato la scossa necessaria per agire e custodire senza rovinare la madre della nostra energia.

Quindi, richiediamoci il perché dovremmo interessarci a sanare e riportare in vita ecosistemi degradati?

Possiamo vivere dei benefici che l’ambiente circostante offe al nostro corpo e psiche se ce ne prendiamo cura!

Marta Carraro

 

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