La solidarietà

 

“La montagna ti insegna a stare con gli altri, a fare squadra: se sei solo, ti senti vicino le persone che ti vogliono bene, se sei in gruppo, nessuno è più importante degli altri. Insegna a donare senza chiedere nulla in cambio, perché la felicità dell’altro è anche la tua”. 

Kílian Jornet i Burgada è il più grande sky runner professionista catalano, sei volte campione della Skyrunner World Series, l’”Achille piè veloce” moderno, in grado di correre 169 km e 9600 m di dislivello in 20 ore e 36 minuti, secondo i risultati della UTMB 2011.

Uno dei temi affrontato, nelle recenti interviste, è il rapporto con gli altri, con i runners.

Le competizioni di sky e trail running sono caratterizzate dall’essere gare che si corrono in semi-autonomia: si compiono scelte razionali, si progettano strategie e si assumono dei rischi. Ognuno deve contare sulle proprie energie e saper sfruttare al meglio le abilità, sviluppate e testate durante gli allenamenti individuali.

La montagna però è multiforme, un ambiente che può diventare ostile per propria natura e che mette alla prova la capacità individuale di problem-solving. Nei momenti critici la soluzione non è sempre la stessa!

Il tempo meteorologico, in particolar modo, è la variabile più imprevedibile quando si affrontano situazioni difficili e ostacoli durante la corsa. Bisogna essere molto reattivi, prendere decisioni rapide.

Burgada ricorda che, ad esempio, in molte gare, a causa del maltempo, il gruppo di testa di cui faceva parte, composto da tre o quattro corridori, cercava di stare insieme, proteggersi a vicenda e turnarsi nel far strada, la vittoria veniva decisa solo nel tratto finale.

La montagna ci insegna ad essere individualisti quando occorre, ma, soprattutto, a saper vedere-stare con gli altri: quando una situazione è difficile, non esistono nemici, né antagonisti. Bisogna trovare un accordo per arrivare alla fine. La “gara perfetta” è utopia, non esiste un manuale di istruzioni o copione che garantisca di non incorrere in intoppi. La Solidarietà è il valore fondamentale nel nostro modo di fare competizione, la sola arma per inibire il nemico per eccellenza: l’imprevisto.

Poter contare sugli altri, di fronte alle emergenze, è insito nella nostra natura,  nasce dal nostro istinto di sopravvivenza, non ci dimentichiamo mai di essere umani oltre che sportivi.

La “semi-autonomia” dei runners sotto un altro profilo, esterno e diverso dal mero rapporto tra atleti è quella che nel nostro Trail degli Eroi viene definita “l’essere autonomi tra due punti ristoro”: ogni atleta deve essere autosufficiente, in grado di gestire le proprie risorse alimentari, avere un equipaggiamento adatto per la propria sicurezza durante la corsa.

Non viene meno neppure qui il principio della Solidarietà, esso è attestato dalla presenza, lungo il percorso, di volontari dei Gruppi Alpini, della Protezione Civile, del Soccorso Alpino e non solo. A Cima Grappa si trova, inoltre, un’ambulanza con personale paramedico e nei “break point” vi sono gli addetti all’organizzazione. Persone che sono disposte a tendere la mano verso l’altro, per prestare e donare la miglior assistenza, oltre che a fare il tifo.

La solidarietà, base fondante del nostro stare insieme viene esaltata e premiata anche dal regolamento: È doveroso e obbligatorio prestare assistenza a tutte le persone in difficoltà e se necessario avvisare i soccorsi. Nel caso in cui un concorrente abbia perso del tempo per soccorrere un altro concorrente ferito o in difficoltà, può richiedere alla Giuria di Gara la riduzione del tempo impiegato sulla classifica ufficiale”.

Solidarietà verso un compagno in qualità di atleta o a un partecipante nelle vesti di volontario, è la manifestazione di un concetto più ampio per noi sportivi: rispettare il prossimo, capire ed accettare che siamo tutti diversi, ognuno con la propria storia, limiti e motivazioni, ma tutti preziosi. Aiutare gli altri significa aiutare noi stessi, riconoscere il nostro stato di fratellanza in quanto esseri umani perché come diceva il grande Camilleri “tu, rispetto all’altro sei l’altro”.

Marta Carraro