14 – Il Salarolo

di Davide Pegoraro e Alessandro Bernardi

Nella lunga catena montuosa dei Solaroli, il Salarolo si presenta come una cuspide prativa a scarpata verso ovest. Solcato da profonde trincee di cresta, è stato fortemente presidiato dalle truppe austroungariche anche per preservare l’unico accesso diretto alla valle di Seren in direzione della sottostante Busa della neve. Posizione molto esposta, direttamente interessata dagli attacchi al Valderoa e al Col dell’Orso, ha visto la strenua resistenza delle truppe italiane fino alla battaglia del Solstizio quando la cima cadde in mano agli imperiali come il settore della regione Asolone e parte dei Colli Alti. Diversamente dagli ultimi due però, il Salarolo rimase in mano austriaca e fu quindi l’unica conquista territoriale dell’offensiva della primavera 1918.

Ricordo una ghiandaia, incurante del frastuono, del fumo, dell’odio. E’ passata al rifugio, a controllare le dotazioni, le sentinelle, le consegne, poi è sparita com’è venuta, come la neve, come il cognac.

Anche noi siamo di passaggio, perfino qui, dove tutto sembra definitivo. Poco prima, col becco, ha cercato tra la terra, trovando un piccolo insetto, dal destino segnato nella cabala della sfortuna. Così ci sentiamo, braccati ed inermi.

Ricordo una ghiandaia, incurante del frastuono, del fumo, dell’odio. E’ passata al rifugio, a controllare le dotazioni, le sentinelle, le consegne, poi è sparita com’è venuta, come la neve, come il cognac. Anche noi siamo di passaggio, perfino qui, dove tutto sembra definitivo. Poco prima, col becco, ha cercato tra la terra, trovando un piccolo insetto, dal destino segnato nella cabala della sfortuna. Così ci sentiamo, braccati ed inermi.